L’elefante di Mfuwe

 

Insegnare ad un animale selvatico a non avere più paura dell’uomo fino al punto in cui la sua fiducia lo spinge a mangiare dalle nostre mani non deve essere un motivo d’orgoglio… donargli del cibo è un comportamento scorretto… In realtà così facendo possiamo danneggiarli e come nel racconto, condurli a un triste epilogo.

La storia inizia nella boscaglia del Parco del Sud Luangwa, in Zambia, con la nascita di un elefantino. Assieme al branco… l’elefantino impara i segreti della vita nella foresta.
 … guidati dalla femmina più adulta, sempre attenta all’incolumità del branco.

…Quell’anno nelle vicinanze del luogo dell’attraversamento fu costruito un campeggio per turisti. L’abbondanza dei golosi frutti dell’albero,… erano una tentazione troppo grande per il branco… per stare lontano dal campeggio.

L’incontro con i turisti… si trasformò ben presto in un’abitudine e gli elefanti diventarono così un’attrazione turistica… Il piccolo elefantino… incuriosito dagli uomini si lasciava spesso avvicinare… I turisti facevano a gara per farsi immortalare vicino all’elefantino e portare a casa un ricordo emozionante della loro vacanza. L’elefantino prese sempre più fiducia e cominciò a mangiare dalle mani dell’uomo. Era bellissimo, un cucciolone buffo e gentile… Fu l’inizio dei suoi problemi… tutte le esperienze nei primi periodi di vita, compresi gli errori, rimangono impressi nella memoria in modo indelebile.

Nel 2005, ci fu proposto di gestire un lodge… era proprio quello visitato annualmente dal branco di elefanti, fu cosi che le nostre vite e quella del piccolo elefante si incrociarono.

… quest’anno però le cose andarono diversamente. I turisti cominciarono a mal sopportare la presenza troppo ingombrante dell’elefante che aveva ormai circa 12 anni… Il suo comportamento era stato indotto dagli uomini a proprio vantaggio e ora, per colpa della sua mole e della paura che cominciava ad incutere, non era più tollerato.

… Si sarebbe comportato sempre con docilità o poteva diventare pericoloso?… Da quel giorno tentammo di modificare le sue scorrette abitudini perché sapevamo che le conseguenze non sarebbero tardate… avremmo avuto bisogno di molto tempo, tempo che però non avevamo… L’elefantino aveva una grande vitalità, a volte ci faceva ridere con il suo buffo atteggiamento, altre volte ci sorprendeva con la sua abilità.

Un giorno arrivò un ranger del parco… per valutare la possibile pericolosità nei confronti dell’uomo. … Fu considerato un elefante abituato all’uomo, quindi potenzialmente pericoloso e la sentenza fu terribile! L’abbattimento!

Non potevamo opporci… Con rassegnazione e la morte nel cuore ci adoperammo nel trovare una soluzione affinché l’abbattimento del nostro elefante non mettesse in pericolo gli altri giovani del branco… Trovammo la soluzione… Al pensiero del cacciatore, anzi direi del sicario, nascosto nella boscaglia mentre segue il branco per abbattere il nostro elefantino macchiato di vernice ci fece sprofondare nel dolore. Ci sentimmo sconfitti.

Il 6 Ottobre nel tardo pomeriggio,… Valentino mi disse: «… Andiamo nel nostro luogo segreto!» … Quando rientrammo al campo, una ragazza ci venne incontro dicendo: «Tutto a posto. Nessun problema.» … Solo in quel momento capii perché Valentino mi aveva portato così lontano dal campo, non voleva causarci ulteriore dolore nell’udire lo sparo.

…“Un unico sparo echeggiò nella boscaglia al confine del parco, la pallottola incandescente arrivò violenta, perforò il cranio ed arrivò al cervello bruciandolo. L’elefante stramazzò a terra. La sua unica colpa fu quella di aver fatto amicizia con l’uomo e… L’uomo lo aveva tradito senza dargli una via d’uscita”.