Il Kilimangiaro
Il Kilimangiaro: un’emozionante e bellissima esperienza
Oggi 29 gennaio 2009 è una giornata che non scorderò mai.
La giornata è iniziata con una camminata al mattino per raggiungere il campo successivo a quota 4560; a differenza degli altri giorni è durata solo 4 ore. La camminata non è stata tanto lunga e neppure difficile ma fisicamente mi ha messo a dura prova: mi sentivo stanca, e non c’era un muscolo che non gridava vendetta…
… Io e Valentino abbiamo approfittato del tempo libero per andare alla scoperta dei paraggi del campo. Pietre vulcaniche, strapiombi, licheni, piccolissimi fiorellini e sullo sfondo il Mawenzi, uno dei coni vulcanici del Kilimangiaro, il sole accecante e il cielo di un blu intenso creavano un’atmosfera surreale ai nostri occhi, uno scenario che non fa parte della nostra quotidianità e che ci ha coinvolto emotivamente in modo molto forte.
…Man mano che le ore passavano la temperatura cominciava a scendere e le nuvole cominciavano a conquistare la piana sottostante e a inghiottire piano piano le pendici della montagna per poi iniziare a coprire con una densa coltre fredda anche noi.
Era il grande giorno, eravamo a quota 4560, tutti riflettevano dentro di sé sui giorni appena passati: nel complesso, a differenza delle previsioni, la scalata del Kilimangiaro non era stata particolarmente dura ma… i prossimi 1335 metri di dislivello per raggiungere la vetta erano di per sé i più duri psicologicamente. La gran parte li avremmo percorsi di notte, sotto zero e all’aumentare dell’altitudine avremmo fatto sempre più fatica a respirare…
…La neve aveva imbiancato il nostro sentiero e la vetta per il nostro arrivo. Che emozione. In fondo alla valle le luci del piccolo paese di Moshi: pareva un presepe vivente. Volgendo lo sguardo verso la vetta si vedevano le piccole torce che la gente portava sulla fronte per segnare il percorso; la fila di persone che seguiva il sentiero zigzagando sembrava addobbi natalizi.
Quando abbiamo iniziato il sentiero abbiamo avuto l’impressione di partecipare alla Via Crucis; alzando gli occhi al cielo si vedevano le stelle cosi vicine e luminose. L’aria era rarefatta, e sembrava di toccarle con il dito. A questo punto le lacrime scivolavano sul mio viso e il loro tepore rendeva ancora più suggestivo il momento che stavo vivendo.
A circa 5500m la sofferenza fisica era arrivata quasi al culmine; non era facile proseguire. Tutto il gruppo aveva cominciato ad accusare i primi segni di stanchezza quasi insopportabile.
La notte ha cominciato ad assumere i colori dell’alba e mano a mano la montagna ha cominciato a prendere colore: la linea dell’orizzonte era gialla, arancio e blu, i ghiacciai rosa, il sentiero era illuminato dai raggi del sole e si vedeva che la cima non era più così lontana.
Dopo alcuni minuti di esplosione di colori il sole ha iniziato a sorgere attraverso la vasta piana di nuvole sotto di noi e poi di lì a breve è apparso nella sua luminosità.I nostri visi sofferenti sono stati illuminati dalla sua luce ed è comparso un lieve sorriso sui nostri volti. Guardandoci intorno non potevamo non osservare la curvatura della Terra: l’orizzonte non era una linea retta ma leggermente curva.
…I ghiacciai intorno erano grandi e distanti ma davano l’idea della loro imponenza e allo stesso tempo fragilità davanti a quel sole brillante. Il loro nemico non è il sole ma il riscaldamento globale. Anche le guide si sentivano impotenti davanti a questo fenomeno: vedono scomparire i ghiacciai sotto i loro occhi, e tutta l’umanità perderà un monumento della natura. E’ come se Roma perdesse il Colosseo.
Davanti a tale bellezza e tale stanchezza ho deciso di sdraiarmi sulla neve.
I ghiacciai avevano il colore dell’acquamarina o di un vetro che aveva imprigionato l’acqua al suo interno.
…Al nostro arrivo abbiamo letto la scritta “Congratulazioni ora siete a UHURU PEAK, 5895 m. La montagna più alta del mondo che non fa parte di una catena montuosa“. L’emozione era grande, sono scoppiata a piangere come una bambina, un pianto di soddisfazione e di meraviglia. L’abbraccio di congratulazioni con il gruppo è stato commovente.
Abbiamo onorato l’Africa, volendo dare un segno concreto d’Amore per lei con il sudore della nostra fronte e il sacrificio fisico di una notte stellata. Ma lei per ringraziarci ci ha offerto uno spettacolo unico: attorno a noi c’era tutta l’Africa. Abbiamo incontrato pioggia, neve, gelo, brina, rugiada, nebbia e sole ma siamo arrivati fino in cima, noi proprio noi, sul Kilimangiaro: Alessandro, Antonio, Barbara, Jacqueline, Massimo, Michele, Nicola e Valentino…